In California è in corso una causa collettiva relativa all’utilizzo degli AirTag per attività di stalking, e la mozione di Apple per dismetterla non ha avuto effetto: il Giudice ha infatti stabilito che la causa andrà avanti.
I querelanti, nel procedimento avviato a dicembre 2022, hanno accusato Apple di aver immesso sul mercato gli AirTag senza adeguate misure di sicurezza per prevenire il loro utilizzo a scopo di stalking, sostenendo che il design del prodotto fosse difettoso in quanto “non sicuro quanto un consumatore ordinario si aspetterebbe”.
Il giudice distrettuale degli Stati Uniti, Vince Chhabria, ha deciso che la causa può procedere, nonostante Apple abbia cercato di farla respingere, evidenziando che, sebbene Apple possa infine dimostrare di aver agito conformemente alla legge californiana nel limitare l’uso improprio degli AirTag, tale determinazione non può essere presa in questa fase iniziale del procedimento.
Apple, nella sua mozione di respingimento presentata a ottobre 2023, ha sottolineato di condannare fermamente qualsiasi uso improprio dei suoi prodotti e di aver collaborato con le forze dell’ordine nelle indagini su segnalazioni di tracciamento non desiderato.
La società ha inoltre fatto notare di essere stata la prima nel settore dei dispositivi di tracciamento Bluetooth a implementare funzionalità volte a mitigare il tracciamento non voluto, aggiungendo una serie di misure anti-stalking a febbraio 2022, tra cui miglioramenti agli avvisi di tracciamento e alle modalità di emissione del suono da parte degli AirTag quando si allontanano dal proprietario.
Queste iniziative hanno stimolato di conseguenza altri produttori, come Tile, a pianificare misure simili, dimostrando l’impegno di Apple nel promuovere la sicurezza degli utenti.
Siamo insomma davanti alla storia del videoregistratore VHS, che può essere utilizzato sia per il filmino della comunione sia per piratare i film trasmessi in TV. L’utilizzo improprio non sarebbe da attribuire all’utente? In questo caso parrebbe di no.
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