In Australia è stata approvata una legge che vieta l’accesso ai social media ai minori di 16 anni, ed introduce una delle normative più severe al mondo per le piattaforme digitali.
La legge, che entrerà in vigore tra un anno dopo un periodo di prova a partire da gennaio, obbliga aziende come Meta e TikTok a impedire ai minori di accedere ai loro servizi, pena multe salate che possono raggiungere i 49,5 milioni di dollari australiani (circa 30 milioni di euro).
Questa decisione fa dell’Australia un banco di prova per limiti di età più rigidi sui social media. Mentre alcuni paesi, come la Francia e alcuni stati americani, richiedono il consenso dei genitori per l’accesso dei minori, l’Australia ha optato per un divieto totale per gli under 16. La legge è stata accolta con favore dal governo australiano e dall’opinione pubblica, preoccupata per l’impatto dei social media sulla salute mentale dei giovani.
La normativa ha però suscitato anche critiche da parte di associazioni per la privacy, aziende tecnologiche e organizzazioni giovanili, che temono rischi per la privacy, un accesso ridotto alle reti di supporto per i giovani vulnerabili e implicazioni negative per i diritti digitali.
Nonostante le preoccupazioni, la legge rappresenta un passo avanti (giusto o sbagliato che sia) nella regolamentazione delle Big Tech in Australia, che si aggiunge ad altre misure come l’obbligo di pagare royalties per i contenuti giornalistici e multe per la mancata lotta alle truffe online.
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