L’Associazione Nazionale degli Editori Musicali (NMPA) ha inviato oggi una lettera di cease and desist a Spotify, accusando il servizio di streaming musicale di utilizzare contenuti protetti da copyright senza le licenze appropriate. Secondo quanto riportato da Billboard, la NMPA afferma che Spotify ospita opere musicali non autorizzate nei suoi testi, video e podcast. L’associazione, che rappresenta editori musicali e cantautori negli Stati Uniti, ha chiesto a Spotify di rimuovere i contenuti non autorizzati dalla piattaforma o di affrontare una “responsabilità per violazione del copyright” per il loro uso continuativo.
La NMPA sostiene che, sebbene Spotify disponga di licenze per le esecuzioni meccaniche e pubbliche, l’uso di testi e musica nei video e nei podcast richiede diritti che devono essere negoziati direttamente con i titolari dei diritti. La legge sul copyright degli Stati Uniti concede ai proprietari dei diritti esclusivi, tra cui la riproduzione, distribuzione, visualizzazione e creazione di opere derivate dai loro lavori protetti.
Secondo la NMPA, Spotify sta violando direttamente questi diritti ospitando opere musicali non autorizzate nei suoi testi, video e podcast, e traendo profitto da tali violazioni. Di conseguenza, la NMPA ha richiesto la rimozione immediata di questi contenuti non autorizzati dalla piattaforma. In risposta, un portavoce di Spotify ha definito la lettera una “manovra pubblicitaria piena di affermazioni false e fuorvianti,” sottolineando che l’azienda ha pagato una somma record agli autori nel 2023 e prevede di superare tale cifra nel 2024.
Dopo le polemiche che l’azienda ha mosso nell’ultimo periodo, ora tocca fare i conti col karma.
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